1. La riabilitazione perineale.
Nonostante per molto tempo la riabilitazione perineale sia stata considerata non indicata nel paziente neurologico, tale terapia può essere utilizzata sia in alcune neuropatie periferiche incomplete in grado di causare un quadro di insufficienza sfinterica, sia, paradossalmente, in alcune lesioni midollari complete in appoggio o in alternativa alla terapia farmacologica nel trattamento dell’iperreflessia detrusoriale. Tale trattamento è stato anche utilizzato nelle lesioni centrali nel tentativo di restituire un certo grado di controllo volontario sul perineo.
2. Il cateterismo ad intermittenza.
Tale terapia può definirsi coronata da successo soltanto quando è in grado di assicurare una continenza completa ed assoluta tra un cateterismo e l’altro. Quando così non è, occorre avere il coraggio di rivalutare la situazione e di orientarsi verso un programma terapeutico diverso, magari più invasivo, quale può essere un intervento di sfinterotomia.
3. La terapia farmacologica.
I farmaci che più frequentemente vengono utilizzati in campo neurourologico sono gli anticolinergici (nella iperreflessia detrusoriale) e gli alfalitici, questi ultimi non tanto nel tentativo di risolvere un ostruzione di tipo funzionale, quanto piuttosto per il trattamento della disreflessia autonoma.
Nel caso di spasticità somatica di notevole grado, non rispondente alla terapia convenzionale, si può ricorrere al Baclofen intratecale (impianto chirurgico-sottocutaneo di pompa che effettua infusione continua del farmaco miorilassante nello spazio subaracnoideo). Tale terapia ha dimostrato di possedere un effetto bilanciante anche sul basso apparato urinario (riduzione della iperreflessia detrusoriale e delle resistenze uretrali).
4. La terapia chirurgica.
Le procedure chirurgiche nella terapia neurourologica comprendono: la sfinterotomia, l’impianto di sfintere artificiale, le enterocistoplastiche, la neurochirurgia urologica.
La valutazione diagnostica (essenzialmente basata sull’esame video-urodinamico)
deve metterci in condizione di identificare quanto più precocemente possibile quelle situazioni che possono essere definite a rischio: l’iperreflessia detrusoriale, con grave dissinergia sfinterica; l’areflessia detrusoriale con ipertonia vescicale (riduzione della compliance vescicale). La distinzione tra situazione a rischio e non è di fondamentale importanza dato che ad ognuna di queste situazioni corrisponderà un programma terapeutico-riabilitativo differente.
In conclusione, nella gestione terapeutica di un paziente neurologico occorre tener conto di numerosi fattori: la Malattia (neuropatia), la Complicanza (vescica neurologica), la Limitazione funzionale (ad esempio l’iperreflessia detrusoriale), la Disabilità (ad esempio l’incontinenza). E’ la limitazione funzionale la chiave interpretativa della nostra scelta terapeutica: se essa non costituisce una situazione a rischio, possiamo attenerci ad una terapia di scelta, in accordo con il paziente, che tenga conto della disabilità che il danno funzionale ha determinato. In questo caso l’obbiettivo è quello di migliorare la qualità di vita del paziente, compensando o sostituendo le funzioni compromesse o riducendo il grado di dipendenza funzionale (vedi scala FIM). Se la limitazione funzionale comporta invece una situazione a rischio, la terapia sarà di necessità, dove l’obbiettivo primario è la salvaguardia della vita del paziente.